Gruppi del Vangelo

Come sapete, lo scorso 9 giugno si è tenuto l'incontro conclusivo dell'attività dei Gruppi del Vangelo per l'anno pastorale 2015-2016.
 
Nel corso dell'incontro, tenuto in San Proto, si è meditato il Salmo 16 "Non ho altro bene che Te".
 
Le risonanze alle parole del Salmo (e dei canti e delle preghiere) sono state messe per iscritto.
 

Ne è nato IL NOSTRO SALMO.  (Vedi il testo completo)

 

I GRUPPI DEL VANGELO

leggi una testimonianza diretta

La situazione attuale della Chiesa può essere definita come una situazione di crisi dei suoi modelli tradizionali di annuncio e di catechesi, ma anche un momento che sta preparando un profondo rinnovamento. In questo rinnovamento i GRUPPI DEL VANGELO nelle case possono avere una loro particolare funzione.crocifissione
Se pensiamo un momento, in passato, il presupposto fondamentale sul quale poggiava l’educazione alla fede tradizionale era quello di una fede già in atto. Sintetizzando in maniera un poco approssimativa, ma efficace, possiamo dire che oggi, invece, siamo passati a “Cristiani non si nasce, si diventa”. La fede era già in atto allora, si succhiava con il latte della mamma. Ma il presupposto è anche il grande equivoco. La fede non è più in atto: va proposta e suscitata.
In questa prospettiva va valutata quella particolare forma di evangelizzazione che sono i “gruppi del vangelo nelle case”.
È un’iniziativa semplice: trovarsi in casa, con amici, vicini, parenti, anche persone lontane dalla Chiesa o che non partecipano molto alla sua vita (e dunque aperto a tutti), e leggere insieme (o preparare prima) un testo evangelico per commentarlo e confrontarsi un po’, pregarci sopra qualche minuto ed, eventualmente, trovare una cosa da fare o un atteggiamento personale da rinnovare a partire dall’ascolto della Parola di Dio e dalla parola degli altri: è mantenere così vivo il Vangelo nella propria vita.
a) Il primo pregio può essere il luogo: la casa. La casa è il luogo di vita e di ritrovo della gente: lì si raggiungono persone che in parrocchia non verrebbero mai. La casa è il luogo dove si affronta la vita, i problemi, le relazioni, le gioie e le difficoltà, le nascite e le morti, la salute e la malattia. Trovarsi in casa porta spontaneamente a parlare del vissuto. Non è possibile, in casa, fare dei discorsi sulla fede slegati dalla vita. La casa è il luogo naturale della comunicazione tra le persone. Incontrarsi in casa è subito un invito alla parola, al dialogo. In casa non c’è chi insegna e chi ascolta, anche se i ruoli sono differenti. In casa tutti parlano. La casa richiama un gruppo primario, cioè piccolo, a cui ci si identifica, non strutturato: un gruppo basato sulle relazioni e non sulla struttura. Il Vangelo così torna nelle strade, entra nelle case. La fede diventa una cosa di cui parlare, quotidiana, legata alla vita della gente.
b) Lo stile partecipativo. Non è possibile in una casa fare una conferenza e poi chiedere ai presenti cosa ne pensano. Il catechista laico non è capace di fare una conferenza e la gente non li frequenta per questo motivo. Li frequenta per parlare, per comunicare, per condividere. I ‘GRUPPI DEL VANGELO’ operano una “declericalizzazione” dell’annuncio del Vangelo: la Parola di Dio torna risorsa disponibile per tutti. Il buon pane della Parola è dato alla gente. In un contesto culturale di isolamento e di solitudine, torniamo a comunicare e a comunicare attorno a ciò che ci fa vivere.
c) Il contenuto: esperienza e Parola. In un contesto di questo genere si è ‘obbligati’, dentro una casa, a ascoltare le persone e la realtà che esse vivono con gli occhi e gli orecchi carichi del messaggio cristiano; d’altra parte si è obbligati ad ascoltare la “Parola di Dio” senza disgiungerla dalla “parola dell’uomo”, dai suoi bisogni, dalle sue ansie, dalle sue aspirazioni.
d) La conduzione dei gruppi del vangelo. I GRUPPI DEL VANGELO saranno guidati da un responsabile. Il suo ruolo sarà semplicemente di aprire l’incontro con la preghiera e di chiuderlo eventualmente con una piccola sintesi delle cose emerse come soggetto primo e principale dell’evangelizzazione.
Insomma: si tratta di rimettere al centro la Parola di Dio, convinti che si è fatta strada è la
necessità di un annuncio e di una pastorale basati sui rapporti personali, sulle esperienze di relazione interpersonale, e sempre di meno sulle strutture. La fede nasce dai rapporti.
Stiamo in qualche modo tornando ad una situazione simile a quella della comunità primitiva.
Le prime “chiese” sono nate da esperienze di comunicazione, attorno ad un evento che ha
fatto irruzione nella loro vita. Le comunità sono nate da parole profonde che un gruppo di
uomini e donne si sono scambiati, parole rese possibili dalla Parola, dall’esperienza comune del Signore Risorto. Questa esperienza originaria, torna a rivelarsi decisiva in un processo di nuova evangelizzazione. Questo comporta due cose:

- la necessità di puntare su nuclei piccoli, su comunità primarie;
- la consapevolezza che nulla sostituisce il rapporto di testimonianza e di annuncio da
persona a persona. Usando un’espressione provocatoria, si potrebbe lanciare l’invito a
intraprendere una strategia di adozione spirituale: “adotta un adulto”.

don Maurizio

Per informazioni sui gruppi rivolgersi in segreteria oppure scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.