Ci riuniamo in una piccola taverna seminterrata, con i mattoni a vista, il soffitto basso, gli angoli delle pareti smussati. Fa pensare di essere in una grotta. Ci sediamo in cerchio. Una di noi accende una candela davanti a un’immaginetta appoggiata sul tavolo tondo schiacciato in un angolo della stanza. Il tavolo è troppo grande, l’immaginetta troppo piccola, la candela troppo bassa in proporzione. Eppure, non appena la fiamma è accesa, quello diventa il centro silenzioso della stanza. Almeno per me, che alla mia sinistra, da dove sono seduto, per tutto il tempo avverto la piccola luce come il punto di fuga della nostra presenza. Ci alziamo in piedi, diciamo una preghiera tenendoci per mano, ci sediamo, e viene letta una breve citazione sul senso della lectio divina e uno o due di noi leggono ad alta voce il brano del Vangelo. Quando al termine della lettura si forma il silenzio, guardo i volti di fronte a me, dall’altra parte della stanza, e so che non siamo soli. Nello spazio tra una persona e l’altra c’è una specie di qualità (non saprei come altro definirla e non mi azzardo a darle un nome) benevola e senziente. Mi fa pensare a quando Gesù dice che se tre di voi si riuniranno nel mio nome io sarò in mezzo a loro, ma anche alle rappresentazioni trecentesche dell’aureola dorata dei Santi, e all’angelo custode. Sono solo vaghe associazioni mentali, ma la qualità dell’aria, che percepisco appena attorno ai volti delle persone, è una sensazione molto calda e positiva. Razionalizzando, penso che tutti portiamo con noi per l'occasione tutto ciò che di buono abbiamo dentro e questo, nello spazio raccolto della stanza, crea un’atmosfera positiva che si può percepire distintamente. Aspetto sempre con molto interesse quello che diranno gli altri. Qui si fa sul serio. Non c’è nessuno che si parli addosso (io solo un un poco...), nessuno che abbia voglia di disquisire, nessuno che si lamenti, nessuno che si sottragga alla Parola. Ognuno dice cose dirette, schiette, che lo implicano, che mi toccano.
Ci poniamo sempre delle domande. Passiamo molto velocemente dall’espressione del punto di vista individuale alla condivisione. Quello che tiriamo fuori è come se rimbalzasse circolarmente sui muri della taverna/caverna e creasse una risonanza. Quando saliamo le scale ripide e usciamo aU’aria aperta, la risonanza sale con noi.
Ci sono persone particolari in questo gruppo, fra le quali si è creata un’alchimia piuttosto rara. Ricordo distintamente lo stato d’animo di mia moglie, quand’era tornata a casa dopo il primo incontro cui io non avevo potuto partecipare. Aveva trovato persone che le corrispondevano, propri “simili”, e una situazione accogliente, nella quale ci si poteva scambiare apertamente queU’esperienza dello Spirito che per lo più resta chiusa nello spazio asfittico della nostra interiorità individuale. Che bello! Ho pensato. Sì, è proprio bello. Penso che tutti, anche chi non ne conosce nemmeno il nome e anche se siamo in tutt’altre faccende affaccendati, siamo discepoli di Gesù: nel senso che il nostro spirito costantemente ascolta la Sua parola e si esercita a metterla in pratica, come si dice nella parabola della casa costruita sulla roccia che abbiamo letto la volta scorsa. Penso che noi non lo sappiamo, ma siamo nati per ascoltare e praticare quella Parola e il nostro spirito sta sempre facendo questo e la nostra vita è la sabbia che lo Spirito, a forza di lavorarla, può far diventare roccia. Se noi, invece di remare contro, entriamo in sintonia col nostro spirito, il Suo lavoro è compiuto. Penso che sia a questo che Gesù alludeva parlando di entrare nel Regno dei cieli e diceva la parabola di quel tizio che entra nel campo e trova un tesoro. Sì certo, ma qual è il campo giusto? Come ci è arrivato quel tizio proprio lì? Era il proprietario fin da sempre e non se n’era mai accorto? E poi come ha fatto ad accorgersi del tesoro? Mi sono seduto un giorno su quella sedia in quella taverna a fianco di Margherita, alla luce del Vangelo, ascoltando l’espressione del cuore di altri. Da queste parti abita il padrone del campo, ho pensato.
Bruno
P.S.
Sono già attivi numerosi gruppi sparsi nell'intero territorio della parrocchia.
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